RAJIV GANDHI ONLUS

gruppo2La nostra è un’associazione nata nel 2003 che prende il nome dal Centro Disabili “Rajiv Gandhi Home for Handicapped” di Pondicherry – Tamil Nadu – India, che abbiamo deciso di sostenere con piccoli progetti, oltre che alla costruzione della nuova casa senza barriere architettoniche. Il centro è una realtà tutta al femminile con donne disabili e bambine con disagi famigliari e dove tutt’ora vengono ospitate una quindicina di donne disabili, che si dedicano all’arte del cucito e alla produzione di incensi.  Il loro entusiasmo e la loro voglia di vivere, nonostante la disabilità evidente e le difficoltà quotidiane, ci hanno coinvolto in un’avventura a dir poco straordinaria. Nella casa, inoltre, vivono alcune bambine e ragazzine che frequentano le scuole private con l’insegnamento della lingua inglese, indispensabile per il loro futuro. Quest’ultime sono sostenute con adozioni a distanza dall’Italia da tanti amici della nostra associazione. All’interno della casa è operativo, al secondo piano, un piccolo asilo che ospita una ventina di bambini dai due ai quattro anni,  residenti nella zona,  le cui madri lavorano senza poter prendersi cura di loro durante il giorno. Oltre a questo progetto simbolo dell’associazione, negli anni ci siamo occupati di sostenere tante piccole realtà, associazioni, ed emergenze in Italia e all’estero.

IL 5 PER MILLE E’ IMPORTANTE! RICORDATI DEL NOSTRO CODICE FISCALE:  96066740042

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IL COVID-19 IN INDIA

In India la pandemia ha colpito duramente tutta la popolazione aggiudicandosi il terzo posto al mondo per dati assoluti dopo Stati Uniti e Brasile. A pagarne il prezzo più alto sono state le persone più povere, molte delle quali sono state lasciate morire fuori dagli ospedali che non avevano più spazio o risorse per ricoverarle. Inoltre il periodo ha messo a nudo le profonde disparità economiche e sociali: milioni di migranti hanno dovuto lasciare le città dove lavoravano, per via della chiusura totale, molti dei quali licenziati o mandati via,  per mettersi in cammino lungo strade, autostrade e ferrovie, nel disperato tentativo di tornare a casa.  I poveri delle baraccopoli e i diseredati sono rimasti dov’erano a combattere senza armi con il virus propagatosi a macchia d’olio, ma i protagonisti di questo esodo sono state le persone che fino ad un attimo prima avevano un lavoro in città. Migliaia di autisti di camion sono rimasti bloccati in autostrada senza cibo né acqua, le colture pronte per essere raccolte sono lentamente marcite. Già dal mese di febbraio si parlava di epidemia in India ma il governo aveva altro da pensare (la visita di D. Trump, le elezioni dell’assemblea di New Delhi, le rivolte per le feroci disuguaglianze) ed ha saputo mostrarsi in tutta la sua vergogna, la sua insensibilità e indifferenza. Si è arrivati troppo tardi in una società con densità abitative enormi e con la decisione di un lockdown improvviso annunciato dal governo la sera alle otto a partire dalla mezzanotte dello stesso giorno, dove tutto si sarebbe fermato, i mercati chiusi. Sono stati giorni complicati anche per le ragazze del nostro centro disabili che si sono trovate con cibo razionato (quello che avevano in casa non essendoci stato preavviso di chiusura) per quindici giorni,  consumando un solo pasto al giorno. I governi dei singoli stati hanno mostrato più cuore e comprensione: sindacati, privati cittadini e altri collettivi hanno distribuito provviste. Successivamente si sono stabilite delle fasce orarie in cui effettuare gli acquisti di derrate alimentari e allora le cose sono andate un po’ meglio.

Le nostre ragazze studenti, che avevano una famiglia, sono tornate a casa, le altre sono rimaste al centro insieme alle donne disabili. Il piccolo asilo, allestito al primo piano della struttura, è rimasto chiuso. Abbiamo continuato a sentirci in tempo reale tramite whatsapp e ogni volta ci hanno tranquillizzato sul loro stato di salute, chiuse in casa si sentivano protette. Attualmente, dopo migliaia di morti, la situazione sembrava stesse tornando faticosamente ad una pseudo normalità con l’apertura delle scuole ma una nuova ondata sta colpendo tutta l’India: scuole nuovamente chiuse, un nuovo lockdown, di nuovo persone in fuga, migliaia di morti….Le nostre ragazze sono rimaste al centro e sono al sicuro.